Collaborazione: lo stai facendo sbagliato
Dobbiamo aprirci al conflitto e ai legami che esistono all'interno e oltre al gruppo, abbracciarli e lavorare con essi.
Quando le circostanze sono semplici e sotto controllo, e gli interessi e i punti di vista coincidono, riusciamo a lavorare in armonia con gli altri per ottenere ciò che è meglio per il gruppo.
Ma in situazioni diametralmente opposte, dobbiamo lavorare con i nostri conflitti oltre che con i nostri legami.
Dobbiamo litigare oltre che parlare. Il dialogo non basta.
E non possiamo limitarci a praticare il coinvolgimento mettendo da parte l'assertività, in quanto servono entrambi: se accogliamo il coinvolgimento in armonia e rifiutiamo l'assertività per non creare disaccordo, finiremo per soffocare il sistema sociale con cui stiamo lavorando.
La conseguenza è che dare la priorità al bene di tutti non è né sensato né legittimo. Per fare un esempio: se affermiamo di dare priorità al bene della squadra, stiamo implicando di mettere in secondo piano sia il bene dei singoli membri del team sia dell'organizzazione.
La concezione di collaborazione intesa come accoglienza dell’armonia e rifiuto del disaccordo, ne limita praticabilità ed efficacia.
Occorre un modello di collaborazione che accolga sia l’amore sia il potere, alternandoli al momento opportuno, in modo che il ciclo rimanga produttivo e non degenerativo, consentendo al sistema sociale in conflitto di evolversi raggiungendo un livello superiore.
Per metter questo in pratica occorre rimanere all’erta e avere il coraggio di compire un atto compensativo quando necessario: quando sentite di voler mostrare compassione, cercate di essere duri; quando sentite di voler esser duri, mostrate compassione.

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