Darwin aveva ragione e non l'ha mai detto
E’ errore comune credere che il cambiamento vada gestito, quando invece dovrebbe essere prevenuto [dal lat. praevenire, comp. di prae- «pre-» e venire «venire»].
Gestire il cambiamento è figlio della falsa citazione di Darwin: “Non è la specie più forte o la più intelligente a sopravvivere, ma quella che si adatta meglio al cambiamento”.
L’evoluzione della specie è un meccanismo deterministico, di selezione a priori sulla base di cambiamenti genetici casuali.
Fortunatamente l’uomo (e le organizzazioni fatte di uomini) è un essere senziente, ma questo non significa che bisogna essere passivi rispetto al cambiamento e reagire a condizioni mutate: le condizioni per il cambiamento occorre crearle.
Prevenire il cambiamento richiede quindi la leadership di persone di grande esperienza e abilità nel creare il domani.
Altro errore comune è vedere cambiamento e continuità come opposti invece che come poli.
Più un’istituzione è organizzata per agire da leader del cambiamento, più dovrà creare continuità sia all’interno che all’esterno, bilanciando i due poli.
L’importante (vedi Drucker) è mantenere due budget separati: uno operativo per mantenere il business attuale, uno per la definizione del futuro che non c’è.
Più evoluzione e meno innovazione, per dare più valore all’innovazione efficace e non a quella innamorata del suo riflesso nello stagno.
La maggior parte delle aziende non hanno bisogno del grande progetto di innovazione per passare da uno stato attuale costante a un nuovo stato costante: occorre entrare in uno stato di evoluzione continua.


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