Il potere di molti nella gestione di un progetto
In un contesto moderno, dove i progetti non sono più considerati solamente operativi ma anche strategici, è necessario passare da una gestione centralizzata nelle mani del PM ad una governance decentralizzata, condivisa e agile (agile pronunciato all’italiana e non “Agiail” all’inglese), dove ci si svincola dal classico rispetto di tempi e costi: due metriche che devono concedere importanza ad una più volatile quale il “valore di business”, costringendoci a valutare il ciclo di vita dell’investimento e non del solo progetto.
Ad esempio: l’introduzione in corsa di una feature che automatizza un processo originalmente pensato come manuale, va valutata non solo in base al possibile ritardo che introduce nel rilascio, ma anche calcolando la diminuzione del tasso di errori in produzione. Questa è una decisione che non può confinarsi nel potere decisionale di una sola persona, perché gli impatti sono sufficientemente ramificati dal coinvolgere più stakeholder (si pensi al team di operation e di application maintenance) che hanno il diritto di partecipare alla decisione in maniera informata.
Una ricerca ha dimostrato che un gruppo di “average people” arriva insieme ad una decisione migliore di ogni decisione presa singolarmente da una singola “average person”, ma che “the most competent” nel gruppo è in grado di prendere una decisione ancora migliore. Purtroppo la ricerca ci dice anche che non è facile capire chi sia il più competente: in un progetto le materie in gioco sono tante e non esiste una persona competente in tutte. Nel rischio, meglio condividere il problema e fare una scelta di gruppo piuttosto che lasciar decidere al solo PM.
In quest’ottica, come suggerito da Kerzner, si potrebbe ridefinite un progetto come un insieme di attività pianificate per la realizzazione di un valore sostenibile, da raggiungere entro i vincoli in competizione.

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